L’ascolto e il disagio invisibile dei bambini nei tempi della Pandemia

Un articolo che esprime la grande competenza, preparazione, esperienza, empatia, della Dr.ssa Assunta Basentini – Psicologa clinico–forense, Referente per la Basilicata dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica, Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni di Potenza. Purtoppo ai tempi del Covid 19 vi e’ un disagio nel disagio, ed e’ quello dei bambini che vivono in contesti familiari conflittuali, penalizzati non solo dal lock down ma anche dalla sospensione dell’ascolto nelle procedure giudiziali, da parte del Giudice o da parte dell’esperto a ciò deputato; ed anche le modalitĂ  alternative di ascolto c.d. da remoto, come evidenzia l’autrice, purtroppo possono influire negativamente sulla possibilitĂ  per il bambino di sentirsi accolto e compreso, anche nel suo linguaggio non verbale.

Storia di Pasqualino- Pasqualino aveva circa otto anni quando fu accompagnato dal padre e dall’assistente sociale in Tribunale. Il bambino era piuttosto teso e in allarme, provato da una realtà familiare fortemente disfunzionale e patologica, nella quale svolgeva, da bambino adultizzato, funzioni di accudimento e sostegno per entrambi i genitori. La mamma presentava un disturbo psicotico importante , con un permanente delirio mistico; il padre, invece, disturbi da alcool dipendenza. Accolto dal giudice (donna) e dalla psicologa, Pasqualino si era mostrato piacevolmente sorpreso dal clima empatico e diretto della comunicazione, interagendo in modo fluido e spontaneo con entrambe le figure, seppure con espressioni dialettali non sempre comprensibili. Iniziato il racconto della realtà familiare, il minore si soffermava a descrivere la sua quotidianità di bambino senza infanzia, impegnato a gestire le condotte disfunzionali dei genitori. Poi, improvvisamente, si mostrava turbato , taceva per qualche istante e rivolgendosi alle due interlocutrici diceva: …ma devo stare attento. Come faccio? Papà mi ha detto “attento a quelle due stronze … che ti fanno dire le cose …”. L’interazione adeguata, stabilita con il minore, aveva avuto una funzione liberatoria e catartica per lo stesso, con l’esternazione dell’induzione genitoriale e delle sue insicurezze. Un’audizione forte ed intensa, con significative connotazioni emotive, anche per il giudice e la psicologa.
Il bambino triste e” il giudice a tre piani” – L’ascolto di un bambino di quattro anni, nel contesto giudiziario, porta con sĂ© aspetti emotivi, realistici e fantastici che definiscono la tipologia e la qualitĂ  della complessa relazione adulto–bambino. Un giorno arriva in tribunale Emanuele. Il bambino è timoroso, sembra spaventato dalla situazione. Il giudice ritiene opportuno delegare alla psicologa la delicata fase dell’accoglienza, riservandosi di entrare nell’interazione successivamente. Emanuele ha un’espressione triste e comunica, anche a livello non verbale, il bisogno di vicinanza fisica con la psicologa, chiede infatti di essere tenuto in braccio. Gradualmente esplora lo spazio, attrezzato con fogli, matite colorate e giochi. Al bambino si descrive il contesto, si accenna alla figura del giudice “dei bambini” a cui raccontare le cose … E così Emanuele accetta, incuriosito, di conoscere il giudice. L’arrivo del giudice è carico di sorpresa per il minore, che rimane colpito dall’altezza dello stesso. Emanuele lo guarda incuriosito e poi esclama: ma questo giudice a quanti piani è? Dopo un attimo di smarrimento, la psicologa risponde: Emanuele, questo è un giudice a tre piani, ed è il tuo giudice! L’ascolto e l’osservazione sono proseguiti serenamente, con Emanuele, per qualche minuto, in braccio al suo giudice. Da Emanuele in poi, naturalmente, il Tribunale per i Minorenni di Potenza, ha il suo giudice a tre piani…